Espatrio Vivere all'estero

Dal Qatar al Marocco, cosa ho scoperto, e cosa rimane nel mio cuore.

Written by Veronica Marocco

Dal Qatar al Marocco, perché dopo tanti anni nel continente asiatico sto facendo una scorpacciata di paesi arabi, musulmani e sicuramente più vicini a noi, geograficamente (evviva!) e a volte culturalmente.

Scrivo questo post a inizio Ramadan 2024, anche se in Marocco comincerà un giorno più tardi rispetto ai paesi del Golfo, e cioè il 12 Marzo. Perché? Eh beh, qui la luna la vogliamo vedere ad occhio nudo, cosa sono questi calcoli matematici?

Ironia a parte, tantissime cose sono cambiate per me, per noi, in questo trasferimento, nonostante i due paesi si somiglino per lingua (quella scritta), religione, alcuni usi e costumi.

Arrivare in Marocco, in particolare a Marrakech, per me è stato un trauma vero e proprio, non scherzo. Siamo sbarcati in estate, in un caldo torrido ma senza l’aria condizionata costante e la sensazione di pulizia qatarina, con mille carte da fare, un trasloco infinito e una burocrazia da piangere. Ero straziata dalla mancanza di Doha, lo ammetto: per quanto a molti non piaccia o non convinca, io me ne ero innamorata.

Il lavoro come guida mi aveva fatto scoprire mille aspetti di questo paese, mi aveva fatto conoscere e sfatare mille miti sulla piccola penisola affacciata sul Golfo persico, stretta da Arabia Saudita ed Emirati Arabi, paesi molto più conosciuti. Adoravo il mio quartiere, e mi ero ritrovata a scendere dalla scaletta dell’aereo già piena di inviti. Ecco, se c’è stato qualcosa di straordinario in Qatar, è stato proprio questo: gli expat ti saltavano letteralmente addosso, e avevo vari gruppi di amicizie preziose e stimolanti.

Era però un paese estremamente regolato da tante leggi e alcune limitazioni, non pesantissime ma che comunque toccavano la mia quotidianità. Un paese in cui il Ramadan prevedeva delle regole anche per noi, che ho sempre rispettato ma che a tratti mi scocciavano, lo ammetto.

Il Qatar è un paese molto piccolo, i Qatarini sono pochissimi, e ricchissimi (o comunque molto benestanti, e generalmente senza grossi problemi rispetto al loro futuro, con una serie di privilegi ed agevolazione enormi) e, se vogliamo, un po’ viziati. Ho imparato in Qatar che l’Islam non è (solo) una religione, ma uno stile di vita: il problema era che la religione si respirava ovunque, con moschee a pochi metri una dall’altra, il canto del Muezzin che ritmava le giornate anche in corsia del supermercato, ma non trovavo la spiritualità che ad essa avrei abbinato.

Il Qatar è pulito, sicuro, è il paese in cui lasci il tuo telefono in carica su un marciapiede sicura di ritrovarlo anche dopo due ore.

Il Marocco… il Marocco è un caleidoscopio di sapori, odori, città e regioni estremamente diverse l’una dall’altra (il nord, il centro, il sud, il Sahara, il Rif, l’Atlas…). Marrakech è un perenne strombazzare di motorini (su cui viaggiano intere famiglie), asinelli attaccati al loro carretto e carichi di verdure, carrozze con cavalli, tuk tuk turistici, taxi collettivi un po’ sfasciati, a volte.

Marrakech è il sorriso di chi chiama i miei bambini prince e princesse, di chi non ti negherebbe mai un bicchiere d’acqua o ti aprirebbe casa sua per farti usare il bagno per loro.

Marrakech è il regno degli uffici un po’ cadenti pieni di scrivanie abitate da faldoni di moduli un po’ impolverati, dove ti sembra che non ce la farai mai e invece all’ultimo momento “non ti preoccupare, Madame”. Che in qualche modo, Inshallah, tutto si risolve.

Marrakech è tanta solitudine, perchè nonostante la quantità enorme di stranieri, soprattutto francofoni, che la abitano, conoscere gente è stato finora davvero difficile. Ma dove siete tutti?

Marrakech è anche qualche francofono altezzoso che pensa di essere ancora sotto il Protettorato, bisogna dirlo. Marrakech è turismo tutto l’anno, ma è anche il pastore con le sue pecore che pascolano in un campo a dieci minuti di auto dal centro, è il vecchietto col violino fuori dal supermercato, è il carretto del succo di melograno o di arancia, quello dei frutti rossi, quello del pane o dei popcorn all’angolo della strada.

Marrakech è essere seduti in Chiesa e sentire il canto che richiama alla preghiera proveniente dalla Moschea che sta davanti, vedere il guardiano della parrocchia proprio fuori che stende il suo tappeto e si toglie le scarpe.

Il Marocco è un paese sicuramente non ricco, ma che silenziosamente sta lavorando per migliorare le proprie condizioni, dove la maggior parte della popolazione vive molto modestamente ma sa di avere uno sguardo aperto sul futuro, dove questo go with the flow lo ritrovi nel commerciante seduto fuori al tavolino mentre si versa un bicchiere di té alla menta, nei ragazzini che vanno a scuola in tre su una bici, nelle ragazze con il velo o i capelli al vento e i pantaloncini.

Nessun paese è senza problemi o contraddizioni, bisogna solo abituarsi e accettare. Il Qatar e i due anni a Doha rimangono nel mio cuore, ma anche questo tempo a Marrakech ha guadagnato un pezzetto di me.

Veronica, Marocco

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Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata l'occasione di partire! Quello che non avrei mai immaginato invece, era partire dalla Francia per fare tappa ad Hong Kong, Tokyo, Taipei, Shanghai. Dopo un breve "Francia-bis", ripartire poi per Doha e, infine (per ora) Marrakech. Nel frattempo, da due siamo diventati quattro, e le nostre avventure non sono ancora finite!

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